Un luogo dove ti attendono sempre

di suor Ester Murino

La missione nella nostra casa della Magliana è iniziata nel 2017. La casa è grande e fin dall’inizio abbiamo pensato potesse diventare accogliente anche per altri. Così, quando dopo la vacanza dell’anno scorso con le famiglie della parrocchia è emerso in alcuni il desiderio di continuare il rapporto durante l’anno, è nato il laboratorio “Famiglie in cucina”: un sabato al mese ci raduniamo a casa nostra per cucinare tutti insieme, genitori e bambini inclusi. Le cinque famiglie iniziali alla fine dell’anno sono diventate una quindicina: la voce si è sparsa e ognuno ha invitato i propri amici. Anche i papà si ritrovano in cucina, condividendo le loro esperienze di genitori e mariti. Qualcuno ci ha detto che all’inizio veniva solo perché invitato dalla moglie, ma ad un certo punto, questo è diventato un momento dove condividere le proprie esperienze. Pure le mogli si incontrano e hanno l’occasione di confrontarsi sull’educazione, sulle attività dei figli, su giudizi e fatiche. È, soprattutto, un tempo per fare qualcosa insieme ai propri ragazzi.

Tra loro c’è Ivan  – il nome è di fantasia –, un ragazzino molto vivace. Ogni volta, lo aspetto e gli faccio festa: “Eccolo! Sei arrivato! Che bello che sei venuto!”. Lui è sempre contento, attende questo momento. Un giorno è accaduto che dovessi sgridarlo perché continuava a salire le scale verso la cucina dove c’era dell’olio che bolliva sul fornello. Al sentirmi, la mamma voleva portarlo via, ormai abituata al fatto che il figlio venga allontanato dalla scuola e dagli altri luoghi che frequenta. Le ho spiegato che non era necessario che se ne andasse e mi sono messa con loro a portare avanti la ricetta: polpettine cacio e ova e tiramisù alle fragole. Alla fine, Ivan è riuscito a finire tutto!

Credo che anche la mamma sappia che qui suo figlio è desiderato e che questo non contraddice il fatto che possa essere corretto. Lo si capisce dal fatto che Ivan continua a venire con fedeltà, anche se non è obbligato. Non è la scuola, non è lo sport: è un luogo di gratuità. Un posto dove il bambino è atteso, in cui la sua presenza è un dono e non è un peso, se qualcuno dovrà corrergli dietro per tutto il pomeriggio. Aspetto Ivan ogni volta perché io per prima sono sempre attesa, nonostante anch’io sia un po’ vivace nel rapporto con Gesù.

Sulla via Lauretana

di Maria Cristina Manzon

Ave Maria, splendore del mattino è un canto della nostra storia a cui sono particolarmente affezionata. «Protegga il nostro popolo in cammino / la tenerezza del tuo vero amore», canta Claudio Chieffo alla Madonna: queste parole mi accompagnano spesso, e mi hanno accompagnato soprattutto nel pellegrinaggio che, a settembre, noi novizie abbiamo fatto da Assisi a Loreto con suor Maria Anna e suor Rachele. Sono stati giorni di cammino preziosi per rimettere nelle mani della Madonna il seme della nostra vocazione e per affidarle tutte le intenzioni che portiamo nel cuore. Soprattutto, quest’anno più degli altri, ho potuto notare la compagnia tenera che la Madonna ci ha fatto lungo la via, aprendoci quasi ogni tappa ad un incontro. Tanti volti si sono susseguiti. Volti ora conosciuti: da Fausto, proprietario del mulino di Gelagna, che aveva già allestito un tavolo dove potessimo mangiare, ad Angela, suora di Spello che si è intrattenuta con noi a cena; volti ora nuovi: come Silvana, gestrice di un B&B, o come gli amici della comunità di Macerata che ci hanno invitato a cena. Chi ci salutava, chi ci chiedeva, chi ci affidava delle intenzioni, chi ci apriva la sua storia: ciascuno è stato un dono posto sul nostro cammino. Ed è stato bello, a nostra volta, aver potuto portare ciascuno nelle preghiere fino a Loreto, affidandolo alla Madonna.

Un incontro mi è rimasto particolarmente in mente. Uno degli ultimi giorni abbiamo fatto pausa pranzo all’Abbadia di Fiastra, nel parco che circonda l’antico monastero; in corso c’era un matrimonio. Finito il pranzo e finito il matrimonio, siamo entrate in chiesa per pregare; i banchi erano ancora ornati dai bellissimi mazzi di fiori che ricordavano il passaggio degli sposi. Così un’idea: perché non chiederne uno alla sposa da portare alla Madonna? Sono uscita dalla chiesa, erano tutti fuori per i saluti; mi sono fatta spazio, mi sono avvicinata, e ho posto alla sposa la nostra richiesta, con un po’ di timidezza e titubanza. La risposta mi ha sorpresa: “Certo. Ho lasciato il mio bouquet dentro la chiesa, nella cappella laterale dedicata proprio alla Madonna di Loreto. Portatelo alla Madonna per me.” Il suo bouquet! Prima che glielo chiedessi, aveva già pensato di dare il suo mazzo più bello alla Madonna. La sua gratitudine mi ha commossa: com’è bello ringraziare per i doni che il Signore continuamente ci fa, primo fra tutti la casa in cui mette la nostra vita, donando ciò che di caro abbiamo. Alla Madonna, custode della nostra vocazione, va innanzitutto la nostra gratitudine. Il nome della sposa era Lucia. “E lui è Luca”, ha aggiunto subito dopo, ad indicare che non è più solo lei. Abbiamo custodito entrambi fino a Loreto, posando sull’altare della Santa Casa il suo bellissimo bouquet.