Essere vicini dal terrazzo

di suor Raffaella d’Agostino*

Le sorelle alla Magliana mentre pregano il rosario sul terrazzo

Condivido con voi un fatto significativo che riguarda la nostra vita in casa in questo periodo. La nostra è una casa di missione, ma, a causa delle limitazioni di questo periodo, abbiamo dovuto ripensare la nostra giornata e soprattutto il modo di accompagnare le persone che frequentano la nostra casa. Abbiamo iniziato telefonate per raggiungere i più anziani, collegamenti in video-conferenza per continuare gli incontri con i giovani e sopratutto la recita del rosario sul nostro terrazzo. Infatti la nostra casa ha un terrazzo che affaccia su una piccola piazza circondata da altre case. Ci è sembrato il posto perfetto dove continuare la recita del rosario che normalmente facciamo in chiesa tutti i giorni! Dall’idea all’azione sono passate poche ore e così, tutti i giorni alle 18.00, al suono delle campane, preghiamo il rosario insieme alle persone che si affacciano alle finestre.

Questo è per me un momento importante, quale gesto più concreto per essere vicini? Mi accorgo sempre di più quanto questo gesto così semplice sia infinitamente grande. Infatti vedere alcuni, semplici passanti, farsi il segno della croce o fare un gesto di ringraziamento o semplicemente alzare gli occhi perché richiamati dalle nostre voci mi commuove perché dice di quel bisogno essenziale che, per quanto soffocato, non svanisce.

Nei primi giorni del rosario in terrazzo, quando ad affacciarsi erano in pochi e ci chiedevamo se qualcun altro si sarebbe aggiunto, mi sono ricordata di un pezzo de Il treno delle spighe dorate**. Lì Bertolina racconta di quando ha sentito Giussani dire: “Il cristianesimo è la passione per l’uomo” e di come quelle parole lo accompagnano sempre quando si sposta in macchina per raggiungere anche una sola persona nei villaggi siberiani. Noi, alla Magliana, non abbiamo villaggi sperduti da raggiungere, però il desiderio che ci ha portate a recitare il rosario in terrazzo nasce proprio da questa “passione per l’uomo” che è il cristianesimo. Una sola persona ha lo stesso valore di una folla. È bello e importante per me scoprire e capire non solo a livello emotivo queste cose, ma nella concretezza della vita. È bello iniziare a sperimentare e a capire che la Chiesa di Dio si costruisce nella fedeltà e nella semplicità.


* Suor Raffaella attualmente abita nella casa della Magliana, quartiere della periferia di Roma.

** Francesco Bertolina, Il treno delle spighe dorate. Cronaca di una missione in Siberia. Ecco la citazione a cui si riferisce suor Raffaella:
“Durante l’autunno del 1983 mi trovavo a Bergamo, per un incontro di giovani tenuto da don Giussani. Durante la sua testimonianza, egli ricordò un episodio di molti anni addietro, accaduto in occasione di un suo viaggio in Brasile. In un villaggio alle porte dell’Amazzonia, aveva conosciuto un missionario che, spesso a piedi, si spostava per incontrare le persone disperse nei villaggi dell’interno. Una mattina, di buon’ora, mentre stava partendo, salutò don Giussani, il quale prontamente si offrì di seguirlo. La risposta fu un sorriso. Difatti, forse una mezz’ora dopo, la traccia del percorso, già arduo per le condizioni del terreno, scompariva inghiottita da una palude e con essa finiva anche la speranza di don Giussani di continuare a seguire il missionario, che si era attrezzato ad attraversare quel pericoloso terreno. Il missionario salutò don Giussani mentre questi, fermo sulla riva paludosa, lo osservava arrotolarsi i pantaloni fin sopra il ginocchio e inoltrarsi nella foresta con movimenti lenti e sicuri. A tratti si voltava, rinnovando il sorriso mattutino. Don Giussani, colpito da quanto accadeva davanti ai suoi occhi, si domandò: “Che cos’è il cristianesimo?” Al pensiero che questo missionario stesse andando in quella direzione per visitare una sola persona e che per raggiungerla occorresse un intero giorno di viaggio, la risposta sfociò come un fiume: “Il cristianesimo è la passione per l’uomo”.
Quelle parole, scandite nel palazzetto di Bergamo, ebbero in me un’eco che non si arrestò più. Quando ora mi sposto con la macchina, sulle strade sterrate che collegano i villaggi, a volte per incontrare una persona o poche persone, spesso risento dentro di me la commozione che mi afferrò quel giorno e la gratitudine, forte della memoria di tutta una storia, può giungere sino alle lacrime. A volte immagino la macchina con cui mi sposto come la punta di una penna a sfera che Dio muove come vuole su un infinito foglio bianco.”

Essere vicini dal terrazzo