Il Bambino che ci salva

A Roma, un pomeriggio di canti natalizi dalle suore di Madre Teresa insieme ai loro ospiti per festeggiare il Salvatore che nasce.

«Quando andiamo a cantare in ospizio per le persone che sono sole e anziane?»: da mesi la nostra vicina di casa novantenne insisteva con questa richiesta. Una sera che ci troviamo a casa sua per dire il rosario e decidiamo di concludere la serata con dei canti alla Madonna: con grande stupore ci accorgiamo che la signora Teresa suona benissimo il pianoforte! Con l’avvicinarsi del Natale, le proponiamo di andare insieme a cantare nella casa di accoglienza per uomini senza tetto, gestita dalle suore di Madre Teresa dove, da alcuni mesi, faccio caritativa.

Arriviamo prima del previsto all’appuntamento, fissato per il 23 dicembre alle 16.00, e dopo aver preparato la sala attendiamo trepidanti l’arrivo degli ospiti: sessanta uomini di ogni età e nazione scendono dalle scale e sfilano in processione davanti a noi per raggiungere le loro sedie, qualcuno in sedia a rotelle, qualcuno con le stampelle, alcuni entusiasti, altri un po’ svogliati. Tanti ci sorridono, hanno occhi vivi e gioiosi. In questi mesi ho potuto ammirare le suore di Madre Teresa all’opera, come li guardano e come stanno con loro. Mi hanno sempre colpito questi occhi di uomini che sanno di essere attesi, e sono grati di trovarsi in una casa che li accoglie e li ama. Mentre passano, Aurelio, uno di loro, si avvicina con le cuffiette alle orecchie e, orgoglioso, mi fa sentire che sta ascoltando il rosario su RadioMaria; Moses mi bisbiglia che vuole la rivincita della partita di calcetto che ha perso la settimana prima; Mario invece si scusa dicendo che si dovrà alzare prima per andare dal dottore. Quando sono tutti seduti la signora Teresa mette mano alla tastiera e suor Caterina intona i canti.

Mentre cantiamo, rivolti al bambinello che nasce nella grotta, immagino le notti che anche loro hanno passato al freddo e al gelo. Non conosco le loro storie ma so che siamo vivi perché quel bambino ci ha salvati, quel bambino che solo infonde pace nei cuor. Mentre penso a queste cose si sente urlare dal popolo: «Forza Teresa, un po’ di grinta!».

Il pomeriggio si conclude con un canto a Maria, Madonna nera, il preferito tra i molti polacchi presenti. Tutti cantano forte e a più voci. Seduto davanti a me c’è Patrick, in carrozzina, che non può sollevare la testa, incurvata tutta in avanti, per la sua malattia che non gli permette neanche di parlare. Vedo solo il suo profilo nascosto sotto al cappuccio e le sue labbra che si muovono a tempo: la sua voce non si sente ma lui sta cantando che è dolce esser tuo figlio.

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