Qualche settimana fa ho invitato a pranzo un mio alunno con suo papà e il suo fratellino di tre anni. È una famiglia a cui mi sono particolarmente affezionata da quando a giugno è scomparsa la mamma per una malattia. Abbiamo preparato insieme la pizza e ognuno faceva la sua parte. Ad un certo punto il piccolino ha iniziato a fare dei capricci e, dimenandosi, ha colpito il papà. Quando se ne è accorto, si è fermato e lo ha guardato; poi è scoppiato a piangere e ha iniziato a dire: “Scusa papa, scusa!”. Il papà lo ha guardato a sua volta negli occhi, e poi lo ha stretto a sé in un abbraccio, consolandolo.
La scena mi ha incuriosito: mi è sembrata un’immagine perfetta per descrivere la confessione. Anche noi, presi dalle cose che dobbiamo fare, da quello che vogliamo, da ciò che non va come vorremmo, siamo come quel bambino. Ci dimeniamo, ci agitiamo e arriviamo addirittura a colpire il padre! Quando però ce ne accorgiamo e capiamo di aver colpito colui che amiamo e che ci ama, nascono spontanee le lacrime, la vera contrizione e il desiderio di chiedere perdono. Allora possiamo rivolgerci piangenti al Padre, il quale ci abbraccia e ci consola, ci perdona e calma tutta la nostra irrequietezza.
San Paolo a Nairobi
Le parole della Scrittura sono sempre vive ed efficaci: un racconto dal Kenya.
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