L’amore che trabocca

Lo scorso 8 aprile, a Roma, Suor Jennifer ha professato i voti definitivi. Tutto è iniziato in Minnesota dal desiderio di un “di più”.

Sono nata e cresciuta nel Minnesota, nel Centro-Nord degli Stati Uniti: una terra di grandi laghi e grandi sogni. Mi ha accompagnata da sempre l’intuizione che mi aspettava un grande amore. Nelle diverse fasi della vita, il Signore ha custodito e fatto maturare questa segreta convinzione e, attraverso i volti e la concretezza della vita, mi ha preservata e chiamata a sé.

Da piccola, guardavo in casa la mia mamma servire con letizia la famiglia e aprirsi alla realtà con stupore e positività. Mio papà ci insegnava a ragionare e a interrogarci sul mondo. I miei genitori hanno dato a me, a mio fratello e a mia sorella, il dono più grande, quello del battesimo nella Chiesa. Mi hanno insegnato a rivolgermi a Dio nella fiducia di chi sa che ci ama e vuole darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Alla fine delle medie, il mio desiderio di un “di più”, tante volte deluso dalle strade di compimento che mi venivano proposte dal mondo (amicizie interessate, eccellenza scolastica, ecc.), ha trovato finalmente una casa nell’invito di due amiche a partecipare a Gioventù studentesca, il gruppo di liceali di Comunione e liberazione. Al primo incontro, dove si cantava, ci si guardava l’un l’altro, si mangiava e si scherzava, ho pensato dentro di me: “Questi hanno trovato ciò che da sempre desideravo. Non so che cos’è ma non li lascerò mai più”. La vita è diventata una grande avventura e la mia ricerca, non più solitaria ma condivisa con altri, è diventata seguire una strada concreta, con la pazienza di perseverare anche se non capivo tutto, con apertura e gratitudine per ciò che mi veniva proposto: gli incontri settimanali, la caritativa, le nuove amicizie, la messa, la liturgia delle ore, ecc. Da fuori facevamo una vita del tutto ordinaria ma con noi c’era Gesù Cristo, colui che solo dà senso e pienezza a tutte le cose, colui che ci unisce davvero.

Riconoscevo dentro di me, con fascino e timore che Gesù mi stava chiamando.

Durante l’università, si sono chiariti in me due desideri molto forti. Il primo è stato quello di una sempre maggiore intimità con Gesù: lui mi ha fatto sperimentare il suo amore personale per me e io volevo rispondere. L’altro desiderio è stato vivere questo rapporto così intimo e profondo con altri e davanti a tutti. Negli anni passati con il Clu (gli universitari di Comunione e liberazione), la proposta cristiana che avevo iniziato a vivere alle superiori è andata maturando ed è diventata missionaria. Io frequentavo la grande università statale del Minnesota ed ero iscritta alla facoltà di Letteratura inglese e americana. Mentre mi godevo lo studio, notavo che tanti miei compagni di classe erano oppressi da un’estrema solitudine. Guardandoli, mi si stringeva il cuore: già da allora intuivo che il dono che avevo ricevuto non poteva non essere in qualche modo anche per loro. 

Durante questo periodo, è nata un’amicizia con un prete della Fraternità san Carlo, don Pietro Rossotti, che guidava la comunità del Clu. In lui, ho visto qualcuno che viveva ciò che anch’io desideravo vivere in modo libero e gioioso: una vita donata interamente a Cristo, in una casa con altri, aperta a tutto il mondo. Riconoscevo dentro di me, con fascino e timore, l’intuizione che anch’io ero fatta per una storia come la sua e che Gesù mi stava chiamando. 

A confermare questa intuizione è stata la Madonna. Alla fine dell’università, infatti, sono andata in pellegrinaggio a Our Lady of Champion in Wisconsin, l’unico luogo negli Stati Uniti dove Maria sia apparsa. Nell’incontro profondo con lei, ho capito di trovarmi con la donna più bella del mondo, non perché avesse avuto una vita perfetta o non avesse mai sofferto, anzi! Ma perché ha sempre scelto e preferito ciò che il Signore voleva per lei. Mi ha insegnato che la strada verso la felicità, la bellezza e la compiutezza sta nel dire al Signore: “Io voglio ciò che tu vuoi per me, perché è sempre meglio di ciò che posso immaginare!”.

Questo momento di abbandono a Lui, ha liberato in me il desiderio concreto di una forma di vita che ho scoperto esistere già tra le Missionarie di san Carlo. In questi anni, con loro, scopro sempre di più il mio posto nella casa che era stata preparata per me fin dall’eternità. Le mie sorelle sono l’amore vivente di Dio per me: un amore che trabocca e vuole dilatarsi a tutto il mondo.

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