Quest’anno ho avuto l’occasione di conoscere la nostra casa a Grenoble dove sono stata ospitata durante la stesura della tesi. La vita della missionarie lì si intreccia con quella del liceo che circonda il nostro giardino e con la quotidianità dei ragazzi che nella scuola trascorrono tre anni, rischiando di incontrare una delle suore impegnate nell’insegnamento e nella pastorale. Con alcuni di loro, in primavera, abbiamo vissuto il difficile momento del passaggio all’università. In Francia, infatti, i liceali dell’ultimo anno devono inserire i dati personali in una piattaforma digitale, per poi avere risposte relative all’ammissione nelle varie facoltà. Alla fine, qualcuno si trova davanti una porta aperta in una delle rinomate grandes écoles; altri, invece, ricevono dure delusioni.
Entro l’estate scoprono a quali università potranno accedere ma altre domande, ben più importanti, rimangono aperte: io chi sono? Che cosa valgo? Anch’io ho dovuto fare i conti con queste domande. Mentre crescevo a New York e poi a Washington, ogni anno facevamo a scuola esami che ci collocavano in una classifica nazionale: a me pareva una scala stretta e lunghissima dove pochi riuscivano ad arrivare in cima.
Ho potuto scoprire che il senso della vita non stava nel faticoso tentativo di eccellere in tutti gli ambiti ma nell’essere pienamente la persona che il Signore voleva che fossi
Nel frattempo, un’altra visione del mondo era già stata seminata in me, la visione che i miei genitori mi avevano trasmesso e che la comunità cristiana ha fatto maturare. Ho potuto scoprire che il senso della vita non stava nel faticoso tentativo di eccellere in tutti gli ambiti ma nell’essere pienamente la persona che il Signore voleva che fossi. La vita non è quindi una scala vertiginosa dove occorre anzitutto impegnarsi per non rimanere in basso. È piuttosto come un mosaico immenso e multicolore, dove la mia vita è un tassello unico nella storia, che occupa un posto tutto suo in un disegno grande e bello.
Ricordo un momento emblematico di questo cammino, il primo giorno all’università. Tutto sommato, mi era andata bene: l’università era buona e avevo anche vinto una borsa di studio. Quel giorno, mi ha chiamato mio papà: “Volevo dirti che per me puoi anche fare la parrucchiera, basta che tu sia felice. Ciao!”. Sarei stata davvero poco portata per fare la parrucchiera, ma il messaggio era chiaro: più di tutto, è importante che tu sia te stessa, e felice. Nel tempo, a questa scoperta se ne è aggiunta un’altra: non solo che dietro a tutto c’era Qualcuno che desiderava la mia felicità ma che Egli aveva anche pensato ad un compito proprio per me, nella costruzione del suo Regno. Vivere con questa libertà ha reso belli gli anni universitari e il cammino della mia vocazione, per cominciare a mettere il mio tassello nel disegno del Padre.
È questa la verità che vogliamo condividere con i giovani amici francesi e non. Attraverso un’amicizia semplice e ancora iniziale, fatta di scambi tra le lezioni, di qualche pasto insieme, degli incontri ogni venerdì, si cerca di aiutarli a scoprire che valgono molto più della riuscita a scuola o nella carriera futura. Che la loro vita è una bella avventura in cui c’è un Padre buono che ha pensato per ognuno un compito unico e irripetibile.