Una mattina di carità a Nairobi

A partire dalla distribuzione del cibo per le famiglie più povere, la consolazione di avere un luogo e dei volti amici pieni speranza.


Ieri c’è stata la distribuzione di quindici pacchi alimentari ad alcune famiglie dell’Ujiachilie*. La distribuzione è avvenuta sulla soglia del social office visto che pioveva. Avevamo già preparato i pacchi due giorni prima perciò non c’era molto lavoro da fare. Per questo mi sono trovata in una posizione di osservazione privilegiata. Sono arrivate quattordici mamme e un papà. Essendo poche persone e divise in due gruppi, è stato possibile accoglierle una ad una. Arrivavano alla soglia dell’ufficio, alcune con bambino in spalla, molte con gli stivali per la pioggia e il fango e si fermavano a raccontare (in swahili) ad Hellen e Monica** quello che stavano vivendo.
Hanno condiviso le loro paure rispetto al virus, la preoccupazione per malati che vengono nascosti in casa perché le persone hanno paura della quarantena che avviene in strutture apposite a pagamento, la mancanza di lavoro, la pioggia che in alcune case ha causato l’entrata dell’acqua… Hellen e Monica ascoltavano partecipi, davano indicazioni su come comportarsi per evitare il diffondersi del virus, si informavano sulla salute dei bambini disabili, se stavano facendo gli esercizi fisici, ecc. Più volte ho sentito dire ad Hellen: “Ma Gesù è risorto!”. Mi è sembrato diverso dal solito: “God is in control” che si sente dire spesso. Mi è sembrato davvero un messaggio di speranza.

Tutti sono andati via grati, certamente per il cibo ricevuto, ma anche e forse sopratutto per essere stati accolti e ascoltati, per avere un luogo di speranza a cui tornare. Una mamma ha detto che ogni tanto si sente un po’ giù, un po’ preoccupata. Hellen le ha detto che quando si sente giù non deve rimanere da sola, ma chiamare la sister, che parlare aiuta a non sentirsi sola. Sono grata di essere andata perché ho potuto vedere quanto la semplice ed essenziale compagnia dell’Ujiachilie sia qualcosa di grande per queste persone. L’attenzione attenta e discreta di Monica ed Hellen ed ora anche di Erika, sono un vero punto di speranza nel dramma della vita. Questo semplice stare e condividere è qualcosa di veramente profondo che costruisce silenziosamente. Questo è il cristianesimo, questa è la vittoria di Cristo, la concretezza della risurrezione.


*L’Ujiachilie (letteralmente “Lasciati fare” in swahili) è un gruppo di bambini disabili e delle loro famiglie che due volte a settimana si raduna nella parrocchia affidata alla fraternità san Carlo di Nairobi. E’ seguito da suor Monica.
** Si riferisce a suor Monica, capocasa a Nairobi.

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