Dopo tutti questi regali

25 marzo 2025, professione solenne

Calvano

“Certo che se Gesù è vero, bisogna darGli tutto, bisogna fare la suora!”.

Ero appena arrivata a Torino, a settembre 2014, e mi è scappata questa frase davanti alle mie nuove coinquiline, mentre scrollavo la tovaglia dopo pranzo. Con un po’ di vergogna ho sperato che non mi avessero sentita. La verità è che avevo appena iniziato a spacchettare un grande regalo.

Sono cresciuta a Vasto, in Abruzzo, tra una partita di basket e una passeggiata in spiaggia. Dai miei genitori ho ricevuto la fede come pavimento della nostra famiglia, e l’appartenenza al movimento di CL. Il paradiso doveva senz’altro essere bello come le vacanze estive in montagna con la comunità. Alle medie, dopo una serata sotto le stelle con i Cavalieri, ho intuito la promessa che CL fosse la mia casa per sempre, che lì sarei stata felice. Ma durante l’adolescenza, piuttosto frizzante e inquieta, il movimento per me aveva perso ogni fascino. La passione per lo sport mi ha portata dai salesiani, l’àncora attraverso cui il Signore mi ha tenuta nei Suoi paraggi.

“Dove sei? Dov’è finita la promessa di gioia che mi hai fatto?”

Rimaneva però in me come un’amara delusione. Dopo le serate con i miei amici del liceo, davanti al mare chiedevo a Dio: “Dove sei? Dov’è finita la promessa di gioia che mi hai fatto?”; nella burrasca o nel silenzio della piatta mi tornava indietro sempre un: “Dove sei tu?”. Alle porte dell’università ero certa di poche cose: non avrei studiato materie scientifiche e non mi sarei coinvolta nella vita di CL.

Mio fratello maggiore mi ha convinta a trasferirmi a Torino a studiare Ingegneria, per di più in un appartamento del CLU di 8 ragazze. Questa scelta bizzarra è stata il colpo di sonno che ha permesso a Dio di riprendere il comando. Mentre io facevo le valigie per Torino anche 5 uomini si preparavano a trasferirsi nella stessa città: una casa della Fraternità san Carlo sbarcava nella parrocchia di Santa Giulia negli stessi giorni in cui io entravo al Politecnico. Le mie coinquiline, incuriosite dall’arrivo dei sacerdoti, hanno iniziato a invitarli a cena da noi; così anche io, pian piano, mi sono avvicinata a casa loro. Ho trovato una casa con la porta spalancata, abitata tutto il giorno da ragazzi e bambini; una casa in cui potevo arrivare a qualsiasi ora, senza avvisare, solo per un saluto o per svuotare un peso che portavo dentro. Quei preti erano lì per me, per noi, ed erano felici. E anche gli amici del CLU intorno a me erano felici. Agli occhi del mondo il mio arrivo a Torino era un grande fallimento: Ingegneria non era proprio la mia strada, e ricominciai Design.

so che questa strada me la dona Lui perché io non avrei mai potuto immaginarla così bella

Avevo però aperto il grande regalo: la promessa di Dio era vera. Quando il mio amico Giorgio è partito per il seminario della san Carlo ho pensato che anche io avrei voluto appartenere a questa famiglia ed essere una missionaria di Cristo. Ma in realtà l’avevo già pensato anni prima: avevo 16 anni e d’improvviso mi sembrava urgente scoprire il mio posto nel mondo; davanti a chi incontravo mi chiedevo: “vorrei essere così da grande?”.

Una sera in oratorio una delle nostre educatrici ci annuncia la sua partenza per un’esperienza di volontariato in Togo. “Ecco, sarò una missionaria!” e sono corsa dal sacerdote dell’oratorio. Sapevo che l’unico motivo per cui si può donare qualcosa è l’aver ricevuto tutto, e sapevo anche che a me era accaduto. Uno dei primi ricordi dell’infanzia è lo stupore di sentirmi preferita da Dio, lanciata nel mondo leggera dalle Sue mani. E questo era proprio un regalo che andava ridonato.

Quando delle simpatiche suore vestite di blu hanno iniziato a comparire per gli oratori estivi a Torino nella missione dei sacerdoti, mi sono felicemente arresa a questa vita che Dio mi stava suggerendo. Intuivo che me la stava indicando Lui, perché io non avrei mai potuto immaginarla. Ora, dopo questi anni nelle Missionarie, so che questa strada me la dona Lui perché io non avrei mai potuto immaginarla così bella. Dopo tutti questi regali, cos’altro potevo fare se non ridonare tutto al Signore?

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