Voglio essere felice!

La testimonianza della vocazione di suor Teresa Versaci in occasione dei suoi voti definitivi.

“Voglio essere felice!”. È questo il desiderio che ha sempre vissuto nel mio cuore fin da quando ero piccola, e che è diventato sempre più forte con il passare degli anni e il crescere delle esperienze. Un desiderio di felicità che ha cominciato a trovare un inizio di risposta durante le estati trascorse in Calabria dove, durante l’Estate Ragazzi,le giornate trascorrevano tra gioco, laboratori, canti, lettura di testi che mi hanno introdotta al cristianesimo. Così, ho incontrato i miei primi amici santi: sant’Alessio, il patrono del paese dove sono nati i miei genitori, e don Bosco, il santo dei giovani, figura che mi ha da subito affascinata, uomo che ho sempre guardato con affetto e stima e che mi ha fatto pensare: “Se esisto è perché forse anche a me, come a lui, verrà affidato un compito preciso nella storia, attraverso una vita tutta spesa e tutta donata”. Questa certezza di preferenza non mi ha mai abbandonata.
Durante l’adolescenza il desiderio di felicità è stato affiancato da altrettante urgenti domande: cosa c’entra il mio desiderio di felicità con il male? In che modo quel Gesù crocifisso, che ritrovo ogni domenica in chiesa, che mi attende e mi guarda immobile, può dire qualcosa alla mia vita e al mondo? E come può c’entrare veramente con il desiderio del mio cuore?
A tanta ricerca e tanta attesa, finalmente la risposta ha iniziato a svelarsi, «come un bel giorno» (C. Péguy). È iniziato tutto con una convocazione in vicepresidenza e l’invito della vicepreside, totalmente inaspettato, ad andare in vacanza con lei. Il volantino d’invito era bellissimo: una fotografia del Monte Rosa accompagnato dalla frase “Sapessi che meraviglia, quassù! Decine di catene montuose, fino al Rosa imponente. Ed io colla faccia spalancata guardo; e penso: l’Amico tuo è tutte queste cose”. Arrivata in montagna c’erano ad aspettarmi trecento persone, tra ragazzi e ragazze, tutti amici tra di loro, che vivevano le loro giornate con una intensità e con un gusto nuovi per me e che desideravo per la mia vita. Per loro il fatto di Cristo aveva a che fare direttamente con la loro quotidianità. Mi interessava, anche se ancora non potevo immaginare la potenza e la portata che quel primo incontro avrebbe avuto nella mia storia.
Durante il mio primo anno di università sono stata invitata da un amico a partecipare ad una testimonianza di un sacerdote della Fraternità san Carlo: aveva raccontato della bellezza di una vita spesa per gli altri, della missione, della comunione con i fratelli sacerdoti. È ritornata viva in me l’immagine di quei primi amici santi conosciuti da bambina; finalmente avevo davanti agli occhi un uomo felice che mi testimoniava che era possibile vivere così. “Anche io voglio essere così felice, almeno tanto quanto lui. E se la strada perché questo possa realizzarsi è dire il mio sì totale alla verginità sono pronta a dirlo”: con questa dichiarazione, espressa nel mio intimo a Dio, ha iniziato a fiorire il seme che lui aveva messo nel mio cuore il giorno del mio battesimo.
“Esiste una cosa così al femminile?”: nessuno me ne aveva mai parlato, ma nel mio cuore sentivo gridare questa domanda e desideravo consegnarla a qualcuno. Al Meeting di Rimini, quindi, ho cercato lo stand della Fraternità san Carlo e mi sono rivolta al primo prete disponibile. Mi sono imbattuta in un certo don Paolo Sottopietra, giovane prete trentino che mi ha accolta e ascoltata. Questo incontro è stato l’inizio di una amicizia, di una paternità e di una figliolanza, di una sequela, della fedeltà di Dio che è paziente e che compie ciò che mette nel nostro cuore.
Da lì a poco ho conosciuto Rachele. L’incontro con lei mi ha fatto capire che la domanda sorta nel mio cuore poteva avere una risposta concreta: stesso desiderio, stessa spinta e stesso ideale, in lei più solido e certo. È così che sono arrivata nelle Missionarie, trovando la mia casa. Sei anni di formazione, voti definitivi: ora per qualche tempo sono destinata nella Casa del centro, a Roma, dove mi è stato affidato il compito della segreteria generale. Sono felice di poter servire la mia comunità in questo modo e di costruire così questo pezzo di Chiesa nella quale siamo chiamate a vivere.

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