Nella nostra casa della Magliana, a Roma, ogni estate organizziamo per i bambini delle elementari una convivenza di alcuni giorni. Quest’anno siamo andati a Subiaco, con una trentina di bambini dai sei ai dieci anni, accompagnati da dieci adulti e quattro ragazzi delle superiori. Siamo stati ospitati dalle suore francescane in un ex monastero. La sala da pranzo in cui abbiamo condiviso i pasti era proprio il vecchio refettorio.
Il tema suggerito per la vacanza era la vita di san Benedetto; durante alcune cene, don Paolo ci ha proposto la lettura di un piccolo brano, mentre tutti eravamo invitati a stare in rigoroso silenzio. Abbiamo iniziato così a immedesimarci con la vita dei monaci.
Il primo giorno siamo stati in un parco avventura. Gli istruttori ci avevano garantito che chiunque avrebbe potuto effettuare le arrampicate, anche una bambina disabile. E così è stato. Tutti si sono arrampicati e hanno scalato le pareti attrezzate. Il giorno successivo, ci siamo recati al laghetto di san Benedetto, dove abbiamo raccontato i due miracoli lì avvenuti. Poi, a Subiaco, abbiamo raccontato ai ragazzi la vita e la Regola di san Benedetto.
Ecco cosa ci rende felici:
non il divertimento ma il servizio
Al termine della vacanza, nell’ultima mattinata, si è tenuta una piccola assemblea in cui abbiamo chiesto ai bambini cosa li avesse colpiti di più in quei giorni. Mi aspettavo che avrebbero parlato del parco avventura. Invece, alza la mano un bimbo che per la prima volta era venuto a una nostra vacanza. Dice che la cosa che lo ha colpito di più sono state le nuove amicizie e aver servito gli altri a tavola. Sono rimasta sorpresa, mi sono scoperta a ripensare a che cosa ci rende felici: non il divertimento ma il servizio. Questo bambino era contento di essersi donato agli altri e portava a casa questa gioia.
È la stessa gioia si portavano a casa i sei bambini che con suor Alina avevano riordinato la cucina, lavando tutto, anche i fornelli che erano più grandi di loro, in un clima di comunione sorprendente. Mentre noi ci dimentichiamo della gioia che danno il lavoro comune e l’impegno in un compito dato, i bambini, essendo semplici, quando vivono qualcosa di vero lo riconoscono e lo dicono.
È stata veramente una bella vacanza. Al rientro, mi sentivo piena di tutti questi doni e desideravo comunicarli ai genitori. Ma loro mi chiedevano semplicemente se i figli si fossero comportati bene. Capita spesso così, ma bisognerebbe chiedersi che cosa rimane per sempre. Gratuità, servizio, silenzio e comunione: questo, più che l’essere stati bravi, è ciò che è rimasto nel cuore dei bambini.