Noi missionarie della casa della Magliana quest’estate siamo state in vacanza a Gaiato, in Emilia Romagna, insieme ai sacerdoti e ad alcune famiglie della nostra parrocchia. Eravamo circa novanta. La vacanza è durata sei giorni: ogni mattina don Paolo terminata la recita delle lodi, dava uno spunto di lavoro partendo da una testimonianza tratta dalla vita di Enzo Piccinini, un medico mancato 25 anni fa, tra i più vicini collaboratori di don Giussani.
A noi è stato chiesto di tenere un momento analogo con i bambini e con i ragazzi delle medie. Il primo giorno abbiamo faticato a farli venire in salone e quando poi abbiamo cercato di tenere il momento di preghiera, alcuni al termine sono scappati dalla finestra. Devo dire che lo scoraggiamento era giunto al massimo. Mi sono chiesta però come fare a raggiungerli, e come non permettere che la loro posizione determinasse in modo puramente reattivo il mio modo di stare con loro.
Abbiamo allora modificato la struttura del gesto rendendola più semplice, dividendoli anche per età.
Ma la persona che più è cambiata sono stata io. Ho dovuto guardare ad ognuno di loro in modo totalmente gratuito, al di là del comportamento nel momento delle lodi, e ogni volta sono ripartita da un’apertura totale. Non doveva essere la ferita della sconfitta a farmi muovere nel rapporto, ma il desiderio del rapporto stesso, il desiderio di incontrare veramente l’altro.
Siamo suoi e siamo amati, il resto è uno svolgersi di questo.
Ho riflettuto che in fin dei conti questo è l’atteggiamento che Gesù stesso vive con me e con noi. Lui riparte sempre, malgrado i nostri errori, da una fiducia infinita, da un’attesa di ciascuno di noi che supera il nostro merito, data da un bene puro, gratuito e stabile. Non ci guarda secondo le nostre colpe, ma secondo la nostra verità al di là di quanto l’abbiamo raggiunta. Siamo suoi e siamo amati, il resto è uno svolgersi di questo.
Così mi sono sorpresa del fatto che all’ultimo giorno, al momento della partenza, ci fossero dieci ragazzi a sbracciarsi per salutarmi. Erano presenti in quel saluto, eravamo uniti ora che ci stavamo lasciando.