“Guarda bello, guarda fatto”

C’è sempre una bellezza da scoprire in ciò che il Signore tocca, noi dobbiamo solo abbandonarci a guardare. Racconti dalla caritativa presso un’opera guanelliana.

A metà anno, ho iniziato un’esperienza missionaria che occupava uno spazio di tempo più ampio rispetto alla normale caritativa in cui siamo impegnate un giorno a settimana. Alcuni pomeriggi andavo in un centro residenziale per disabili fisici e psichici: Casa Santa Maria della Provvidenza, opera educativa e assistenziale gestita dalle suore nate dal carisma di don Luigi Guanella. Partecipavo al laboratorio di recupero creativo, dove si lavora in due sensi: innanzitutto, utilizzando vari materiali, si creano oggetti destinati alla vendita, così che capsule del caffè diventano fantastici orecchini e vecchi cd, orologi da parete. Poi si sta insieme disegnando, ascoltando musica, lavorando, sempre attenti alle capacità e ai doni di ciascuno.

C’è sempre una bellezza da scoprire in ciò che il Signore tocca, noi dobbiamo solo abbandonarci a guardare.


Il punto, infatti, non è tanto produrre qualcosa ma educare, anche nella disabilità.
A queste donne è chiesto di impegnarsi nel lavoro, fare bene il proprio pezzetto e portarlo a termine, chiedendo aiuto se si è in difficoltà. Sono guardate nella loro interezza e non solo per la loro disabilità. Per me, è stata un’esperienza di carità pura. Penso, per esempio, alle ore passate ad aspettare che Carola finisse un disegno fatto di semplici linee: l’unica cosa che potevo fare era picchiettarle sulla mano quando era assente per riportarla a quello che stava facendo. Ero lì semplicemente per stare e guardare.
Oppure penso ad Anna, ad uno degli episodi che più mi porto dentro: passava il tempo a giocare con i chiodini colorati, quelli che si usano da bambini per creare disegni, e appena infilava un chiodino nel disegno, si girava e mi diceva: “Guarda bello, guarda fatto”, cioè: “Guarda che bello, guarda che cosa ho fatto”. È una frase che ha iniziato a risuonarmi dentro, perché descrive sinteticamente il mio incontro e la mia vita con il Signore. È come se Lui costantemente ci dicesse questo: “Guarda che bello, guarda che cosa ho fatto per te”.
C’è sempre una bellezza da scoprire in ciò che il Signore tocca, noi dobbiamo solo abbandonarci a guardare.

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